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L'opera
più preziosa e notevole
esposta nella sacrestia è
il Trittico di Bellini, capolavoro
immortale d'arte e di pietà
creato dall'artista nel 1488.
Essendo collocato sull'altare,
non appena rivolgerete lo
sguardo verso l'abside rimarrete
immediatamente incantati alla
vista di questo dipinto, che
fu commissionato dalla famiglia
Pesaro ad ornamento della
loro cappella personale.
La parte centrale del trittico
è dedicata alla Vergine
seduta sul trono col Bambin
Gesù.
La prospettiva è talmente
perfetta che la Vergine sembra
staccarsi dal fondo ed assumere
le proporzioni di una scultura
più che di un ritratto.
Oggi diremmo che pare un'immagine
tridimensionale. Il suo sguardo
è di una dolcezza incomparabile,
tanto che l'opera è
stata giustamente definita
come "la più dolce
mai fatta per gli altari"
(Fogolari), rivelante una
maternità devota e
pudica che sostiene il figlio
benedicente in un'atmosfera
di religiosa serenità.
Ai piedi della Vergine si
vedono due vivaci angioletti
che paiono anche loro uscire
dal dipinto: uno suona il
flauto e l'altro il liuto.
Sul catino dorato della cupola,
che illumina la figura della
Vergine, Bellini stesso incise
un'epigrafe in latino con
la sua preghiera personale
alla Madonna ( " Sicura
porta del cielo, luce della
mente, guida della vita, a
Te affido ogni mia azione"
).Il trittico è completato
dai ritratti dei santi delle
due tavole laterali: a sinistra
S. Nicola di Bari e S. Pietro;
a destra S. Marco e S. Benedetto,
solenne e ieratico nel suo
lungo manto nero ma dallo
sguardo vivo ed intenso rivolto
allo spettatore.
La cornice che racchiude il
trittico è un opera
di eccellente fattura e bellezza,
intagliata da Jacopo da Faenza
su disegno dello stesso Bellini.
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